Secondo la teoria dei piccoli mondi (Granovetter, 1973, poi sviluppata da Watt e Strogatz, 1998) e applicata inizialmente ai contesti sociali, ma in seguito estesa a diversi campi concettuali, i legami deboli sono più produttivi nel creare link e nel raggiungere rapidamente nodi prima sconosciuti che non i legami forti, quali ad esempio i legami gerarchici. I legami forti mantengono la struttura compatta, ma non sono importanti per limitare i cosiddetti ‘gradi di separazione’ in un’area. La teoria dei piccoli mondi è una branca della teoria dei grafi che deve la sua esistenza, e la sua conseguente applicabilità e utilità, a studi riguardanti numerose discipline come biologia, economia, informatica e sociologia. Questa teoria generalizza ed esplora le caratteristiche di insieme che hanno reti connesse di elementi, indipendentemente dalle caratteristiche proprie degli elementi. Reti di lucciole,router, compratori, attori e partner sessuali hanno almeno due caratteristiche simili: l’alto livello di aggregazione e il basso grado di separazione. La teoria illustra appunto come sia possibile conciliare questi due aspetti apparentemente contraddittori: il fatto che nonostante ogni elemento tenda ad avere relazioni prevalentemente con pochi altri (alta aggregazione) non impedisce di ottenere comunque una sua “vicinanza”, tramite pochi intermediari, con qualsiasi altro elemento della rete (basso grado di separazione).
Per approfondire:
lettura consigliata:
NEXUS di mark buchanan